mercoledì 24 febbraio 2016

PAOLO SANTINI (Olopa pittore)

PUNTA SECCA AD INCHIOSTRI DI CHINA: 
                                                                          PAESAGGI E FIGURAZIONI

rustico

                                                                         esecuzione

Nel corso degli anni ho utilizzato diversi mezzi espressivi per tradurre in immagini le  sensazioni, i  pensieri, il mondo interiore che caratterizza il mio essere uomo e fa propria, interpretandola in un unicum percettivo,  la rappresentazione della Natura che ci circonda, immersa nel fantastico mondo delle idee.
La tecnica della punta secca  ad inchiostri di china è stata tra le mie preferite per la sua immediatezza, efficacia e semplicità  di esecuzione. Questa tecnica (da non confondere con l’incisione  a punta secca), da me personalizzata,   riunisce infatti la concisione e l’acutezza della penna ed il vellutato della matita. Vale a dire la  ricchezza e la sintesi di questi due strumenti, caratterizzandosi  per un segno deciso e significante  graduato in una variabile delicatissima di valori tonali.   
Essa si avvale come arnese di lavoro di un legno,maneggevole, leggero e puntuto, a modo di pennello, penna e matita.


                                                         Roma, San Nicola in carcere


                                                                          teatrale


                                                                      processione

seminatrici


genesi

Consistendo la tecnica  nel segnare e nello sfumare sul foglio (anche qui la scelta della carta  ha la sua importanza  a seconda della maggiore o minore assorbenza) è importante selezionare vari  dimensionati legni  tenendo conto della diversa capacità a trattenere più o meno a lungo l’inchiostro nel momento in cui viene intinto e prima che perda, per la rapida volatilizzazione, efficacia.


Roma, S. Pietro in Montorio

tre volti

Bormio d'inverno

Questa tecnica non ammette ripensamenti o pentimenti perché gli inchiostri di china si fissano in modo indelebile. Essa esalta la spontaneità dell’immagine che l’artista vuole rappresentare, la purezza immediata  senza la “ripresa”  a studio o il ritocco spesso mortificatore. E’ la prima visione, quella autentica, che l’artista percepisce e che non è più ripetibile: l’immagine poi si verrà modificando seguendo lo stato d’animo dell’artista ed il suo “ragionare”.

                                                                            oranti

le tre età

maternità

Roma, Foro romano


Con la punta secca ad inchiostri di china l’attimo creativo viene fermato seguendo lo slancio e l’impulso inarrestabile dell’idea.
L’immediatezza e la purezza dell’immagine è il colpo d’ali della fantasia creativa.
Col progressivo asciugarsi della punta lignea si ottengono, per sfregamento, dei grigi estremamente sfumati.  Con un tratto deciso di spessore variato, si esprimono  accenti potenti di nero puro. Gli inchiostri di china colorati, infine, vengono applicati acquerellati utilizzando pennelli dimensionati, senza ripensamenti.

                                                                       Chioggia

                                                                          paese

Roma, lungo le antiche mura

paese laziale

Arcevia, porta S. Lucia

Arcevia, panorama con la torre comunale


(dimensione media dei fogli utilizzati 40x50 cm)

Questa tecnica, nella sua linearità e semplicità di esecuzione, esalta lo spirito creativo dell’artista, per l’immediatezza realizzativa dell’immagine pensata, per la sua incisività espressiva, per la sua forte capacità di personalizzare l’opera attraverso una vasta gamma di sfumature tonali ed una variabilità significativa del segno. 
                                                                                 
















venerdì 5 febbraio 2016

UN BEL QUADRO DA SALVARE (SE ANCORA E’ POSSIBILE): PERSEO ED ANDROMEDA




                                                   Andromeda salvata da Perseo, acquaforte


L’acquaforte rappresenta Andromeda,figlia di Cefeo re di Etiopia e di Cassiopea, legata allo scoglio di Joppe  dalle Nereidi per essere sacrificata al mostro marino inviato da Nettuno, mentre in suo soccorso sopraggiunge Perseo a cavallo di Pegaso. 
Fu incisa da Lorenzo Loli nel 1641 su disegno di Giovanni Andrea Sirani, cfr BARTSCH  42, pag. 143, 17 (174), 258x171 mm.
Il Loli , ricordato prevalentemente come incisore, svolse per lo più la sua attività con il Sirani sia quando entrambi lavoravano con Guido Reni che dopo la morte del maestro. 
Mazza A. (La collezione dei dipinti antichi della Cassa di Risparmio di Cesena,1991, p.163) e poi  Ambrosini  Massari  A.M.(La scuola di Guido Reni, 1992,  p. 304)  trattando dell’opera di Giovanni Andrea Sirani (Bologna 1610-1670), uno degli allievi prediletti e più devoti di Guido Reni, richiamavano proprio questa incisione quale unica fonte per conoscere l’importante dipinto, qui riprodotto, del Sirani  ritenuto allora disperso. E precisava ancora  il Mazza: “già la trascrizione incisoria per quanto di mano di altro artista, dimostra notevoli somiglianze con l’idea e  la composizione che ispirano il quadro di Cesena (Angelica si sottrae a Ruggero). (…) Andromeda, incatenata allo scoglio, si dispone di profilo girando la testa verso lo spettatore,come Angelica nel dipinto di Cesena. Analoga si può supporre la tornitura della figura,; e si potrebbe immaginare la pennellata leggermente annebbiata che scioglie renianamente il disegno in una effusione atmosferica (…)”.

                                               Angelica si sottrae a Ruggero di G.A.Sirani, Cesena

I due studiosi ritenevano il dipinto disperso eseguito dal Sirani, come del resto nella stessa acquaforte gli veniva riconosciuta  la paternità ideativa dell’opera.
Nel 1994 pubblicai Simone Cantarini da Pesaro. Una presenza ritrovata nelle Marche (1641-1643). Opere e documenti inediti riguardanti anche Claudio Ridolfi il Veronese, a seguito del ritrovamento di un  importante documento  che assegnava al Cantarini  la stupenda pala d’altare della Madonna del rosario, conservata in S. Medardo di Arcevia. Sino ad allora quest’opera veniva attribuita da tutti gli studiosi al pittore Claudio Ridolfi.   
                    

                    
                 Madonna del rosario, di Simone Cantarini, S. Medardo


Lo stesso documento faceva inoltre ritenere la presenza del pittore in Arcevia e la possibilità di esecuzione di altre opere.


                        Madonna con B. e santi Teresa ed Adriano di G.B. Salvi, S. Medardo

Tra i quadri che potevano ascriversi al Cantarini indicai anche la bella pala d’altare Madonna con B. e santi Teresa ed Adriano rielaborata dal Domenichino, che in seguito però riconsiderai assegnandola, confortato da altri studiosi, a Giambattista Salvi il Sassoferrato. Ed ancora, “pur con le debite riserve dovute anche alle precarie condizioni del quadro che ne rendono difficili la lettura” Andromeda liberata da Perseo  (a pp. 45,46), una tela mal ridotta allora conservata in un deposito comunale.
                          
                                         Andromeda liberata da Perseo, Arcevia, casa parrocchiale


La ragione di tale attribuzione era dovuta piuttosto che a l’esame formale del dipinto, al ritrovamento nell’Inventario dei beni dell’eredità di Flaminio Mannelli junior, fatto fare dal figlio Cesare  l’8 aprile 1694, di due quadri aventi come soggetto il mito di Andromeda. E poiché si può ritenere che sia stato proprio Flaminio Mannelli j. a condurre il Cantarini in Arcevia, ponendolo sotto la sua protezione e facendogli avere  diverse commissioni, allo stesso pittore ritenevo potesse attribuirsi tale dipinto, che fa preciso riferimento alla omonima opera di Guido Reni ,conservata nella Galleria Pallavicini di Roma (Guido Reni 1971, scheda n. 158). 


                                            Sacra Famiglia e S. Giovannino del Pomarancio

Della quadreria Mannelli, ereditata dai Pianetti di Jesi, le opere più importanti  come la Sacra Famiglia e S. Giovannino del Pomarancio furono trasferite in quella città, ma alcune ricordate nell’Inventario del 1694 sono rimaste in Arcevia. La tela Andromeda liberata da Perseo, al quanto malridotta è oggi conservata nella casa parrocchiale di S. Medardo . Ho invano e da tempo sollecitato un suo restauro. A nulla  è servita la mia pubblicazione del 1994 in cui  si rendeva pubblico il ritrovamento di questa interessante opera ritenuta dispersa. 
 Ma così va il mondo!