UN ARTISTA RISCOPERTO
Artista attivo a Roma e documentato dal 1584, viene ricordato con il fratello Vincenzo, dal Baglione, nel gruppo dei pittori al servizio di Sisto V. I fratelli Conti, caduti per lungo tempo in oblio sono stati recentemente riscoperti e rivalutati dalla critica, come del resto tutta la pittura sistina. A loro è stata riconosciuta, in particolare da Alessandro Zuccari, la partecipazione, da comprimari, nei cantieri sistini di Palazzo Lateranense, della Biblioteca Vaticana, della Scala Santa, ed ancora, tra l’altro, nella Galleria di Palazzo Vento Giustiniani, nel fregio del Palazzo del Conservatore in S. Spirito in Sassia, in Palazzo Altemps, nel Palazzo Colonna.
Il loro ritorno nelle Marche per impegni di lavoro, nel 1592, li vede attivi a Macerata, in S. Maria delle Vergini, a Sanseverino, nel santuario della Madonna dei Lumi, ad Acquaviva Picena, S. Nicolò, in Ancona nel Palazzo Bosdari.
Sul finire del 1500 i due fratelli però si separano: Vincenzo tornò a Roma dove è documentato abitarvi dal 1598 e dal 1607, luglio risulta presente a Torino alla corte sabauda. Cesare rimase nelle Marche, dove si era nel frattempo sposato.
Per quanto riguarda Cesare, in particolare, l’individuazione di alcune sue opere in Arcevia, nonché ricerche archivistiche e riscontri documentari, hanno consentito a Paolo Santini di ritenere che questo pittore, ma anche il suo più giovane fratello Vincenzo, siano originari di Rocca Contrada, in particolare della villa di S. Lorenzo presso Magnadorsa, oggi non più esistente. Al 1595 risalgono i primi documenti che lo attestano in Rocca Contrada. Nel 1596 Cesare è per lavori a Sanseverino e Macerata. Nel 1597 è registrato tra i visitatori della Compagnia dei Riformati di R.C.
Nel novembre del 1598 nacque in Arcevia, Girolamo. Costui con molta probabilità è quel Girolamo Conti, nipote del letterato, segretario e cifrista di Urbano VIII, mons. Santi Conti, ricordato dall’Abbondanzieri come pittore molto versato per cui meritò la croce ed il titolo di cavaliere .
Al 1598 risale il viaggio di Clemente VIII a Ferrara, accompagnato dal sacrista Angelo Rocca, per la devoluzione della città e del ducato allo Stato della Chiesa. Come ex voto di ringraziamento il cardinale Pietro Aldobrandini nipote del Papa e segretario di Stato fa dipingere il quadro con la Madonna di Loreto oggi nella Pinacoteca di Senigallia. Dipinto dopo dicembre 1598, va ascritto a Cesare Conti
Agli inizi dell’anno 1600 Cesare eseguì in Arcevia, dove risiedeva, la bella tela della Sacra Famiglia con S. Giovannino, S. Francesco e S. Bonaventura per la chiesa di S. Giovanni Battista fuori le mura, su commissione dell’agostiniano Angelo Rocca, suo protettore già a Roma.
Sempre in Arcevia eseguì diverse altre sue opere ed entro il 1607 realizzò qui la grande e bella pala con Gesù, Madonna e Santi per una chiesa marchigiana, oggi conservata a Morbio (Canton Ticino).
Nel 1615 Cesare fu chiamato come perito di parte dal Pomarancio, per valutare con Baldassarre Croce i lavori eseguiti da quel pittore nella basilica di Loreto.
Nel 1621 in giugno, a Macerata realizzò pitture sulla porta del Palazzo del cardinale Legato.
Il 29 luglio 1622 fece testamento in Arcevia dove morì il 4 agosto. Venne seppellito nella chiesa di S. Maria.
I fratelli Conti portarono nei territori periferici della Marca fino alla corte di Savoia l’innovativo linguaggio artistico acquisito nei cantieri romani, che li videro attivi e qualificati interpreti dello spirito della Controriforma. Le loro opere, in particolare quelle autografe di Cesare, di raffinata bellezza, vibranti di un cromatismo luminoso e squillante, mostrano una elevata qualità pittorica, con personaggi caratterizzati da una loro identità significante e peculiare, assai riconoscibile come propria cifra stilistica.
La rettifica della data che documenta la presenza di Cesare a Roma, il 1584 anziché il 1564, ci consente infine di ritenere che il loro apprendistato di pittori possano averlo fatto in patria, in Arcevia, dove era attiva dal 1560 in poi, la fiorente bottega di Ercole Ramazzani. Ed inoltre di aver recepito la benefica influenza di Gherardo Cibo, presente in Arcevia dal 1540, valente e raffinato pittore di paesaggi, squisito disegnatore oltre che botanico, amico e protettore del Ramazzani.
I fratelli Conti, paesaggisti, in particolare Vincenzo, credo siano tributari del Cibo più che dei fratelli Brill.