Isola di Mozia: l'approdo
Un silenzio magico rotto solo dal lento
avanzare del piccolo battello avvolge questo piccolo lembo di terra lambito
dalle calme e basse acque dello Stagnone di Marsala. La piccola isola che ci
accoglie si chiama S. Pantaleo ed è sita presso l’estrema punta nord occidentale della Sicilia, quasi di
fronte a Marsala.
Qui
sorse la città di Mozia fondata alla fine dell’VIII sec. a. C. Per la vicinanza all’Africa e per essere transito obbligato per le
rotte commerciali verso la Spagna , la
Sardegna e l’Italia centrale, divenne presto una delle più floride colonie
fenicie del Mediterraneo.
In
Sicilia però convivevano con le popolazioni fenicio-cartaginesi numerose colonie greche e non sempre i
rapporti erano pacifici, sfociando spesso in guerre. Nel IV sec. a.C. Dionisio il vecchio, divenuto
tiranno di Siracusa, ritenuto essere venuto il momento di eliminare l’odiato
vicino, mosse la sua potente flotta
contro Erice, anch’essa colonia fenicia, e Mozia. Era il 397 a.C. Ottenuta la resa di Erice, assediò Mozia che dopo lunga ed eroica resistenza fu
conquistata. Quasi tutti gli abitanti furono uccisi e depredati dei loro
beni. La città rasa al suolo. I pochi
superstiti si rifugiarono a Lilibeo, l’attuale Marsala.
la costa di Marsala vista da Mozia
rovine della città
L’anno
seguente i Cartaginesi cacciarono i Siracusani ma oramai Mozia pur nuovamente abitata perse la sua
importanza, destinata ad un declino inarrestabile. Dagli scavi
risulta una frequentazione sia pure assai limitata in epoca romana e
bizantina. In epoca medievale l’isola passò in proprietà ai monaci di S.
Basilio che costruirono nell’area dell’antico santuario fenicio di Cappiddazzu
una piccola chiesa dedicata a S. Pantaleone.
Agli
inizi del’900 l’isola fu finalmente acquistata
da Joseph Whitaker, rampollo di una delle più ricche famiglie della
Sicilia, che tra i suoi interessi, oltre alla botanica e all’ornitologia, aveva
l’archeologia. Iniziò quindi una campagna di scavi sull’isola che durò dal 1906
al 1927 e portò alla luce templi, mura,
abitazioni e vie dell’antica Mozia fenicia, unitamente a gran quantità di
suppellettili, maschere, stele, gioielli ed utensili. Oggetti ora esposti in
bella mostra nell’interessante museo che sua figlia Delia fece erigere nel
1971, prima di morire, costituendo la fondazione a lui intitolata perché ne fosse continuata l’ opera.
La
visita al museo è imprescindibile per capire il significato di Mozia e le sue
vicende storiche; ma anche per conoscere meglio la civiltà fenicio-punica. Da
ammirare la statua del “giovane di Mozia”, una scultura in marmo cristallino
eseguita da un artista greco verso la metà del V sec. a.C.
il museo
il giovane di Mozia
Il
giro dell’isola seguendo le indicazioni
in loco e con l’ausilio della mappa
fornita è particolarmente suggestivo, per il silenzio che ti avvolge insieme ai
profumi di una natura incontaminata ed ai segni visibili, fisici ma dilavati
dal tempo e dalle intemperie,di una antica e gloriosa civiltà.
Costeggio
i resti imponenti della porta Nord e dei possenti bastioni e l’accesso fortificato e vo calpestando la
strada “punica” con diradati grossi ciottoloni, quella che lentamente digradando,
sommergendosi lì dappresso nelle
basse acque dello Stagnone, raggiunge la
vicina costa.
la porta Nord
l'accesso dalla porta Nord
Nell’attimo di silenziosa contemplazione che il luogo ti richiede,mi
sembra di risentire riecheggiare grida, stridore
di lame, frecce sibilanti, macchine da
guerra che aprono varchi nelle mura. E l’orda vociante degli assalitori che penetrano nella città. Ma l’orrore della battaglia è solo evocato
dalle mura cadenti mentre la natura
d’attorno riporta ad una pace gaudiosa .
Un’isola,
questa, minore rispetto alle più note e vicine Egadi, e meno conosciuta, ma
merita decisamente di essere visitata.
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