Arcevia, panorama
Di questi due fratelli
pittori, marchigiani, ad oggi , oltre le
brevi notizie biografiche riportate dal
Baglione nelle sue “Vite dei Pittori ed Architetti” (1642) ed alcuni scritti specialistici
in cui venivano richiamati dipinti a loro riferibili, mancavano studi organici e monografici.
Ciò è per lo più addebitabile
allo scarso interesse mostrato sino ai giorni nostri dagli storici dell’arte
per la pittura di epoca sistina, a lungo considerata “qualitativamente
inferiore” e solo di recente rivalutata a seguito di importanti ricerche svolte
in questo contesto storico artistico da
emeriti studiosi, tra i quali va segnalato il prof. Alessandro Zuccari. Questi con
diversi saggi specialistici, pubblicati nel giro di pochi anni, ha avuto anche
il merito di restituire ai due fratelli Conti alcuni rilevanti affreschi
presenti nei cantieri sistini del Palazzo Lateranense, della Biblioteca
Vaticana e della Scala Santa, oltre che
nella Galleria di palazzo Giustiniani, di palazzo Altemps di Roma e di palazzo
Bosdari di Ancona..
Cesare e Vincenzo Conti, Roma , Palazzo Lateranense , Costantino offre i doni alla Chiesa
Cesare e Vincenzo Conti, Roma, Scala Santa, Cristo si consegna ai soldati
Nelle Marche, terra di
origine dei due pittori, dopo la pubblicazione
nel 2005 del mio “Arcevia. Nuovo itinerario nella Storia e nell’Arte”
(pp. 134, 301), in cui
rendevo noto l’inedito importante dipinto raffigurante
una “Sacra Famiglia e Santi”, conservato in questa località e firmato da
Cesare Conti, riconoscendogli anche la sua origine arceviese suffragata da
documenti, non ci fu alcuna eco a questa notizia né a livello locale né in
ambito regionale tantomeno da parte di studiosi o storici dell’arte.
Cesare Conti, Arcevia, Sacra Famiglia con S. Giovannino ed i SS. Francesco e Bonaventura
Nel 2009 Massimo
Papetti pubblicò su “Studia Picena” “Due
proposte per Cesare e Vincenzo Conti nella prepositura di San Niccolò ad
Acquaviva Picena: nuove acquisizioni sulla committenza marchigiana di ambito
sistino”. Un importante saggio in
cui il Papetti oltre a proporre nuove e opportune attribuzioni, riconoscendo la
rilevanza del dipinto arceviese per i necessari riferimenti stilistici
distintivi dei due fratelli, redigeva anche una coerente e aggiornata loro
biografia.
Dovranno però
trascorrere ancora diversi anni, di forzato silenzio, prima che i due fratelli
Conti siano oggetto di interesse e di studio, ma questa volta da parte di una prestigiosa università italiana.
E’ infatti di pochi giorni fa la
discussione presso l’Università “La Sapienza” di Roma, cattedra di Storia dell’arte
moderna, di una importante tesi su “Cesare
e Vincenzo Conti. Le carriere di due fratelli pittori, tra Marche, Roma e il
Piemonte”, ad opera di Eugenia Quaglia, marchigiana di origine. Relatore il
prof. Alessandro Zuccari e correlatore il prof. M. Moretti. Uno studio questo a carattere monografico, di
alto profilo storico artistico, attento, equilibrato e ben ponderato, che con
puntuale analisi critica, confronti e richiami iconografici e documentazione
archivistica,fa emergere con più chiarezza la personalità dei due fratelli
pittori. Attraverso poi un accurato esame critico analitico delle opere, certe ed
attribuite, dei Conti la Quaglia ci introduce nel loro mondo, cogliendo i
caratteri peculiari della loro pittura e distintivi di ciascuno. Cesare è il
più trascurato dei due, per un giudizio riduttivo del Baglione che lo vuole
semplice collaboratore del fratello ed “esperto di grottesche, arme ed
ornamenti”. Ma dopo la scoperta della sorprendente pala d’altare della “Sacra
Famiglia ” di Arcevia, in cui il pittore dimostra una grande sensibilità
compositiva e di dettaglio e una spiccata abilità tecnica, a lui viene finalmente
riconosciuta una propria indipendente, e di rilievo, personalità artistica. La pala di Arcevia, unica opera firmata da
Cesare Conti, scoperta dallo scrivente, ha costretto infatti, oggi, gli studiosi a rimettere in discussione tutta la produzione
dei fratelli Conti. Per quanto riguarda Vincenzo, che separatosi da Cesare fu
pittore di corte dei Savoia a Torino, dove morì, la tesi della Quaglia ha fatto emergere alcune
importanti novità sulla sua produzione artistica; prima fra tutte, l’ipotesi
che lo vede essere, oltre che pittore di figura, anche un abile paesaggista.
Oltre la PALA DI
ARCEVIA di Cesare ed un suo intervento negli affreschi del CONVENTO AGOSTINIANO
DI S. MARIA, nelle Marche sono conservate dei fratelli Conti altre importanti
opere che meritano di essere visitate, come i palazzi o le chiese a cui
appartengono.
Cesare Conti, Arcevia, convento di S. Maria, affreschi con grottesche e santi
A Macerata è il SANTUARIO
DI SANTA MARIA DELLE VERGINI, purtroppo tra gli edifici inagibili e a rischio
di crollo per il recente terremoto, che costituisce oggi, per ricchezza
artistica, l’esempio più alto e rappresentativo nelle Marche di quello che si
può definire lo “stile sistino”. Qui sono custodite importanti opere tra cui
una suggestiva “Adorazione dei Magi” del Tintoretto e gli affreschi, le
grottesche e la bella tela dell’ “Ultima cena” dei fratelli Conti, nella
cappella dei Bifolchi, e quindi nella cappella Panici. Questo di Macerata è
stato il primo loro incarico in terra marchigiana (1592).
Macerata, S. Maria delle Vergini
Cesare e Vincenzo Conti, S. Maria delle Vergini, Ultima cena
Ad Acquaviva Picena è la PREPOSITURA
DI SAN NICOLO’, edificata nella prima metà del 1500, dove sono visibili due belle
pale d’altare attribuite ai Conti da Papetti e rappresentano una, “l’Invenzione della Croce” e
l’altra, “il Compianto sul Cristo morto”. Sono collocate nel primo altare a destra e nel fondo del
transetto a sinistra.
Cesare e Vincenz Conti, S. Nicolò, Compianto su Cristo morto
Ad Ancona è il PALAZZO BOSDARI, oggi
Pinacoteca comunale, dove nel piano nobile il fregio a fresco riccamente
decorato con delicati paesaggi, grottesche, putti e figure allegoriche è
concordemente assegnato dagli studiosi ai fratelli Conti. Il palazzo di origine medievale, fu acquistato nel 1550 dai nobili
Bosdari, di origine dalmata e ristrutturato, forse da Pellegrino Tibaldi,
intorno al 1560.
Ancona, Palazzo Bosdari
Cesare e Vincenzo Conti, Palazzo Bosdari, fregio (part.)
Cesare e Vincenzo Conti
di Arcevia: due artisti per troppo tempo obliati ingiustamente che meritano per
il loro recuperato ed acclarato valore artistico di essere finalmente segnalati
all’attenzione degli studiosi e degli amanti dell’arte.
Buongiorno. vorrei sapere se vi risulta che i due fratelli sono stati a Poli a svolgere la loro opera negli affreschi del palazzo ducale dei Conti di poli
RispondiEliminaBuongiorno. Mi scuso se Le rispondo solo ora. Si. E la cosa è di particolare interesse . In questi giorni viene pubblicato il mio libro sulla vita di Cesare e Vincenzo Conti in "Studi Arceviesi"8, dove ne parlo.
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