Nel 200° anniversario della nascita del poeta e patriota marchigiano LUIGI
MERCANTINI (1821- 1872) autore famoso, tra l’altro, dell’ “Inno di Garibaldi” e
della “Spigolatrice di Sapri”, ne viene celebrata la ricorrenza nella
trasmissione:
“Adesso Web” di Stefano Battistini
Storie delle Marche – 10 a cura di Ettore Baldetti
MERCOLEDI’ 29 dicembre 2021, h. 19-20
INTERVERRANNO:
PAOLO SANTINI: Gli anni arceviesi nelle lettere e nei documenti d’archivio.
ETTORE BALDETTI: La partecipazione all’azione patriottica a Senigallia e
negli anni successivi.
Si riproduce , per questioni di spazio, uno stralcio del filmato, che può essere visto integralmente su:
Da “Gli
anni arceviesi”:
In Arcevia a formare agli ideali della Patria le giovani generazioni
provvedeva il patriota e poeta LUIGI
MERCANTINI (19 settembre 1821 Ripatransone † 17 novembre 1872 Palermo),
insegnante di retorica e grammatica dal 1841. Trasferitosi poi a
Senigallia, docente nel Seminario
diocesano e quindi nel ginnasio comunale, sposò nel 1845 l’arceviese ANNETTA
BRUNI sorella dei patrioti Pacifico e Gabriele. A Senigallia la giovane, dopo
lunga malattia, immaturamente morì. Il poeta rimase particolarmente legato ad Arcevia dove
risiedeva la famiglia Bruni, almeno finché Annetta visse, venendo qui con una
certa frequenza. La malattia che portò alla morte la sua amatissima compagna fu oggetto però di forti dissapori
con i Bruni specie con il suocero Francesco che sfociò alla fine in una
definitiva loro rottura. Ma il poeta non
superò facilmente la perdita della sua dolcissima Annetta conservando in cuor
suo e per lungo tempo il doloroso ricordo
del suo primo grande amore. Ancora nel 1853 il suo pensiero a lei rivolto,
venato di penetrante nostalgia, gli detterà questi delicati e tenerissimi
versi, inseriti nel VI canto del “Tito Speri”:
Anch’io,
poc’oltre il quarto lustro appena
Una
leggiadra donzelletta amai
Là
sui cari Appennini, e inanellata
Con
la mia gemma la portai tra ’l gaudio
De
le paterne case. Ella non vide
Che
un breve tempo di fuggevol gioia,
Né
volle il Ciel che a le sventure mie
Fosse
compagna. Sol di venti lune
A
noi rise il bel raggio: e allor che presso
Era
a farmi gioir ne la sembianza
D’un
primo nato, il settim anno or volge,
Mi
dié gli ultimi baci! Immota e fredda
Era
sua spoglia, ed io chinato ancora
Sul
suo volto mi stavo (...).
Fervente patriota, il poeta Mercantini in
prosieguo di tempo attenuò il rigore classicista e colto dei suoi versi per
dar vita ad una poesia più popolare, didascalica e divulgativa. L’Inno
di guerra , scritto nel 1848
e musicato da G. Zampettini, ebbe larga diffusione tra i volontari italiani
nella campagna del Lombardo Veneto e nella difesa di Venezia. Dopo questo
componimento il Mercantini seguì con le
sue liriche le vicende del nostro Risorgimento, divenendo uno dei principali
esponenti della poesia patriottica.
Con
l’annessione delle Marche al Regno Sabaudo, il Mercantini vi ritornò come segretario del commissario
straordinario Valerio. Nel 1860 fondò il quotidiano liberale Corriere delle
Marche, di cui fu il primo direttore. Venne anche nominato docente di storia e di estetica all'Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Il 3
febbraio 1861 fu eletto deputato alla Camera dei deputati del Regno d'Italia nel collegio di Fabriano (Ancona),
con voti 157 su 195 votanti, ma la sua elezione venne annullata. Per questo
collegio verrà eletto l’arceviese Giovanni Battista Carletti Giampieri.
Ebbe stretti
rapporti di amicizia con Garibaldi che, ricordando “l’Inno” che il poeta aveva
a lui dedicato, ebbe a scrivergli:
“Vi
ringrazio tanto per i sensi vostri affettuosi verso di me, e vi sono veramente
amico
del cuore. Il vostro bellissimo inno fa furore in Italia, ed io ve ne usurpo
la
maggior gloria, avendolo il popolo coperto del mio nome. L’Italia per virtù
vostra ha finalmente un inno”.
Inno garibaldino
Si scopron le tombe, si levano i morti,
I martiri nostri son tutti risorti,
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
La fiamma ed il nome d'Italia sul cor.
Corriamo! Corriamo! su O giovani schiere,
Su al vento per tutto nostre bandiere
Su tutti col ferro, su tutti col fuoco,
Su tutti col fuoco d'Italia nel cor.
Va' fuori d'Italia! va'
fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia! va' fuori, stranier! (…)
La spigolatrice di
Sapri
Eran trecento, eran
giovani e forti, e sono morti!
Me ne andavo un mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e noi non fecer guerra.(…).
Morì a
Palermo, dove dal 1865 insegnava Letteratura italiana presso questa università,
il 17 novembre 1872. E’ qui sepolto nel cimitero di S. Maria del Gesù.
Per approfondire “Luigi Mercantini.Gli
anni arceviesi” vedi “Studi Arceviesi”,
n. 7, pp. 51-70.