domenica 30 gennaio 2022

LUIGI MERCANTINI, cantore e protagonista del Risorgimento”

 

Nel 200° anniversario della nascita del poeta e patriota marchigiano LUIGI MERCANTINI (1821- 1872) autore famoso, tra l’altro, dell’ “Inno di Garibaldi” e della “Spigolatrice di Sapri”, ne viene celebrata la ricorrenza nella trasmissione:

“Adesso Web” di Stefano Battistini

 

Storie delle Marche – 10 a cura di Ettore Baldetti

MERCOLEDI’ 29 dicembre 2021, h. 19-20

 

INTERVERRANNO:

 

PAOLO SANTINI: Gli anni arceviesi nelle lettere e nei documenti d’archivio.

 

ETTORE BALDETTI: La partecipazione all’azione patriottica a Senigallia e negli anni successivi.

 


Si riproduce , per questioni di spazio, uno stralcio del filmato, che può essere visto integralmente  su:


Da “Gli anni arceviesi”:

 

In Arcevia a formare agli ideali della Patria le giovani generazioni provvedeva  il patriota e poeta LUIGI MERCANTINI (19 settembre 1821 Ripatransone † 17 novembre 1872 Palermo), insegnante di retorica e grammatica dal 1841. Trasferitosi poi a Senigallia,  docente nel Seminario diocesano e quindi nel ginnasio comunale, sposò nel 1845 l’arceviese ANNETTA BRUNI sorella dei patrioti Pacifico e Gabriele. A Senigallia la giovane, dopo lunga malattia, immaturamente morì. Il poeta rimase  particolarmente legato ad Arcevia dove risiedeva la famiglia Bruni, almeno finché Annetta visse, venendo qui con una certa frequenza. La malattia che portò alla morte la sua amatissima  compagna fu oggetto però di forti dissapori con i Bruni specie con il suocero Francesco che sfociò alla fine in una definitiva loro rottura.  Ma il poeta non superò facilmente la perdita della sua dolcissima Annetta conservando in cuor suo e  per lungo tempo il doloroso ricordo del suo primo grande amore. Ancora nel 1853 il suo pensiero a lei rivolto, venato di penetrante nostalgia, gli detterà questi delicati e tenerissimi versi, inseriti nel VI canto del “Tito Speri”: 

 

 

Anch’io, poc’oltre il quarto lustro appena

Una leggiadra donzelletta amai

Là sui cari Appennini, e inanellata

Con la mia gemma la portai tra ’l gaudio

De le paterne case. Ella non vide

Che un breve tempo di fuggevol gioia,

Né volle il Ciel che a le sventure mie

Fosse compagna. Sol di venti lune

A noi rise il bel raggio: e allor che presso

Era a farmi gioir ne la sembianza

D’un primo nato, il settim anno or volge,

Mi dié gli ultimi baci! Immota e fredda

Era sua spoglia, ed io chinato ancora

Sul suo volto mi stavo (...). 

 

 

Fervente patriota, il poeta Mercantini in prosieguo di tempo attenuò il rigore classicista e colto dei suoi versi  per  dar vita  ad una poesia  più popolare, didascalica e divulgativa. L’Inno di guerra , scritto nel 1848 e musicato da G. Zampettini, ebbe larga diffusione tra i volontari italiani nella campagna del Lombardo Veneto e nella difesa di Venezia. Dopo questo componimento il Mercantini  seguì con le sue liriche le vicende del nostro Risorgimento, divenendo uno dei principali esponenti della poesia patriottica.

Con l’annessione delle Marche al Regno Sabaudo, il Mercantini  vi ritornò come segretario del commissario straordinario Valerio. Nel 1860 fondò il quotidiano liberale Corriere delle Marche, di cui fu il primo direttore. Venne anche nominato docente di storia e di estetica all'Accademia delle Belle Arti di Bologna.

Il 3 febbraio 1861 fu eletto deputato alla Camera dei deputati del Regno d'Italia nel collegio di Fabriano (Ancona), con voti 157 su 195 votanti, ma la sua elezione venne annullata. Per questo collegio verrà eletto l’arceviese Giovanni Battista Carletti Giampieri.

Ebbe stretti rapporti di amicizia con Garibaldi che, ricordando “l’Inno” che il poeta aveva a lui dedicato, ebbe a scrivergli:

“Vi ringrazio tanto per i sensi vostri affettuosi verso di me, e vi sono veramente

amico del cuore. Il vostro bellissimo inno fa furore in Italia, ed io ve ne usurpo

la maggior gloria, avendolo il popolo coperto del mio nome. L’Italia per virtù

vostra ha finalmente un inno”.

 

Inno garibaldino

Si scopron le tombe, si levano i morti,
I martiri nostri son tutti risorti,
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
La fiamma ed il nome d'Italia sul cor.
Corriamo! Corriamo! su O giovani schiere,
Su al vento per tutto nostre bandiere
Su tutti col ferro, su tutti col fuoco,
Su tutti col fuoco d'Italia nel cor.

Va' fuori d'Italia! va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia! va' fuori, stranier! (…)

 

La spigolatrice di Sapri

 

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Me ne andavo un mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l’armi, e noi non fecer guerra.(…).

 

Morì a Palermo, dove dal 1865 insegnava Letteratura italiana presso questa università, il 17 novembre 1872. E’ qui sepolto nel cimitero di S. Maria del Gesù.

 

Per approfondire “Luigi Mercantini.Gli anni arceviesi”  vedi “Studi Arceviesi”, n. 7, pp. 51-70.

 

 

 

  

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