ANGELO ROCCA: mecenatismo artistico ed amore patrio
Vescovo e sacrista pontificio, teologo,
letterato, linguista e bibliofilo, Angelo Rocca, il fondatore dell’Angelica, la
prima biblioteca aperta al pubblico in Europa (1604), nacque in Roccacontrada,
oggi Arcevia, nella Marca Anconetana.
A 400 anni dalla morte gli rendiamo pubblico onore qui, nella sua patria, nello storico teatro comunale, Misa, con un convegno di studi che intende illustrarne la figura di religioso, studioso, bibliofilo e mecenate di artisti oltre che devoto figlio della sua tanto amata Arcevia.
Angelo Rocca nacque nel 1545, nel contado di
Roccacontrada, e molto probabilmente in quella parte del territorio soggetta
alla diocesi di Camerino (che con quelle
di Nocera, Senigallia e Fossombrone avevano giurisdizione sul comune). Ciò
spiegherebbe perché il Rocca entrò, pur giovanissimo, all’età di sette anni nel
convento agostiniano di quella città, quando anche Roccacontrada aveva un
importante monastero dello stesso ordine.
Un documento da me rintracciato e
pubblicato, menziona la casa che Tano
(Gaetano) fratello di mons. Angelo Rocca lasciò in eredità agli agostiniani
arceviesi e da questi venduta prima del marzo 1636, per 100 fiorini, ad una
certa Dorotea di Sesta.
Il
documento fugherebbe comunque ogni ipotesi che il Rocca fosse un trovatello senza famiglia. E che avesse una
filiazione legittima ce lo conferma espressamente, poi, la bolla di Paolo V del
5 giugno 1605 con cui venivano concesse al vescovo Rocca le rendite
dell’abbazia di S. Maria della Piana.
Il Rocca entrò dunque nel convento di S.
Agostino di Camerino nel 1552 ed emessa la professione religiosa, per gli
ottimi risultati da lui conseguiti in teologia, filosofia grammatica e logica,
come egli stesso ricorda, proseguì gli studi a Perugia, Roma, Venezia.
Nell’ateneo di Padova si laureò, nel
settembre 1577, in teologia “summa cum
laude summo onore”, rimanendovi del
tempo come docente.
Trasferitosi a Venezia, nel convento di S. Silvestro,
divenne amico di Aldo Manuzio il giovane, erudito umanista e stampatore, di cui
curò alcune edizioni, accrescendo le sue conoscenze filologiche, letterarie
e linguistiche. Nel 1576 aveva già pubblicato, con il Manuzio, “Le osservazioni sulla bellezza della Lingua
latina”, che gli procurò fama tra gli studiosi ed eruditi del tempo.
Tra il 1581 ed il 1582 fu chiamato a
Roma da Agostino Molari da Fivizzano (†1595)
allora vicario generale ad interim degli agostiniani e sacrista del Palazzo
Apostolico, confessore di Gregorio XIII, come suo segretario divenendo
successivamente segretario generale dell’ordine.
Il marchigiano
Sisto V, Felice Peretti, salito al soglio pontificio nel 1585 lo chiamò al suo
fianco quale collaboratore fidato e consigliere. Il Rocca, teologo e fine
linguista, colto traduttore dal latino, ebraico, arabo e caldaico,
organizzatore capace, nonché famoso emendatore di testi fu dal Papa nominato
Sovrintendente alla Tipografia vaticana, segretario della Congregazione
dell’Indice, segretario e consultore della Congregazione per l’edizione della
Bibbia, la Vulgata sistina, pubblicata nel 1590 e riedita emendata nel 1592, di
cui coordinò la pubblicazione .
Il Rocca, stretto collaboratore di Sisto
V, svolse, per i diversi cantieri papali, il delicato compito di controllare la
conformità, ivi compresa quella storico religiosa e dottrinale, delle
rappresentazioni pittoriche di arte sacra alle indicazioni conciliari, avendo
anche l’opportunità di partecipare alla loro elaborazione ideografica
Tra i cantieri sistini più importanti
ricordiamo: la nuova Biblioteca Vaticana e la Scala Santa realizzate negli anni
1587-1589 ed il Palazzo Lateranense (dal giugno 1585 al maggio 1589), tutti su
progetto e direzione dell’arch. Domenico Fontana, mentre le
decorazioni furono dirette dai
pittori Giovanni Guerra di Modena e
Cesare Nebbia di Orvieto.
Il Rocca rimase molto legato alla
propria terra natia, dove ritornava
spesso soggiornando nella casa paterna e mantenendo
rapporti stretti, specie dopo la nomina a segretario
generale dell’ordine, con gli
agostiniani del locale monastero.
A Roma il Rocca prese sotto la propria
protezione i fratelli Conti, pittori, compaesani, inserendoli nel novero degli
artisti sistini, garantendo loro la presenza nelle diverse fabbriche papali, ma
anche favorendone l’impiego in prestigiose committenze nobiliari e prelatizie.
(…)
Nel 1614, il 23 ottobre, il Rocca firmò l’ atto ufficiale di donazione, redatto dal
notaio Celso Cusano, della sua
biblioteca oramai nota come Angelica al convento di S. Agostino di Roma. Già
nel 1595 Clemente VIII lo aveva autorizzato con Breve a donare la biblioteca ad
un convento agostiniano e nel 1609 Paolo V con altro Breve ne confermò la donazione ma con destinazione
pubblica. L’Angelica era però operante da tempo come dimostrano le due lapidi,
tuttora esistenti, poste accanto all’accesso: l’una datata 1604, poi corretta
in 1605, dichiara la sua libera e
pubblica fruizione, mentre l’altra
menziona la scomunica papale per chi sottrae libri dalla biblioteca. Ed
ancora a conferma della sua operatività anteriore alla donazione è il volumetto
del 1608 “Bibliotheca Angelica Litteratorum
… dicata”, che elenca i volumi posseduti e consultabili.
Angelo
Rocca morì a Roma il 7 aprile 1620, nei palazzi vaticani dove abitava, all’età
di 75 anni.
Il suo corpo riposa
nella chiesa di S. Agostino, accanto alla Biblioteca che da lui prese il nome.
Un monumento funebre, fatto collocare dai suoi confratelli nella
navata destra, con ritratto ed epitaffio
lo ricorda come vescovo di Tagaste, Sacrista apostolico e fondatore
dell’insigne Biblioteca Angelica, uomo
eruditissimo e donatore “liberalissimo”,
benemerito della religione agostiniana. I padri del convento di S. Agostino
e i confratelli di Roma posero questa lapide per gratitudine e
benevolenza.
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