Giovanni ed Andrea (1435-1525)
Giovanni (1469-1529/30,figlio di Andrea)
*Ghirlanda di fiori e frutta
fra
Mattia (1468-dopo 1532?, Marco figlio
di Andrea, nel 1496 divenuto fra Mattia, domenicano)
*Crocifisso, in S. Medardo
*Paliotto dell’altare della Vergine dei miracoli
*Altare dell’Annunciazione in S. Maria
*Statua di S. Caterina d’Alessandria in S. Medardo
*Statua di S. Maria Maddalena in S. Medardo
in terracotta invetriata
di
Giovanni ed Andrea della Robbia
(1510-1513)
Questo stupendo altare robbiano fu commissionato nel 1510 dal priore
dell’eremo di S. Girolamo alla Romita di R.C. a Giovanni di Andrea della
Robbia a Firenze e terminato nel 1513.
Fu pagato con il contributo del Comune che vi fece apporre il suo stemma.
Dalla bottega di Giovanni della Robbia furono acquistate anche due statue
in terracotta, una di S. Girolamo e l’altra di Maria Maddalena
(la prima andata perduta mentre l’altra è esposta nel museo-pinacoteca di S.
Medardo) ed un occhio, cioè una ghirlanda robbiana di fiori e frutta,
identificabile, come anche proposto dal Gentilini, con quella inserita nel
paliotto.
Dal libro dei conti di S. Girolamo sappiamo inoltre che nel 1514 dinanzi all’altare fu murata una loggia e
l’anno seguente Pier Francesco da Sassoferrato
mise oro alle figure. Ancora nel 1520 fu costruito un tabernacolo in
legno per queste figure e nel 1526 fu posta una corona d’argento sul capo della
Madonna, dono del popolo arceviese.
Questo romitaggio fu abbandonato dagli eremiti dopo la metà del 1500 e
poiché minacciava rovina, l’altare per volontà del vescovo di Senigallia
Facchinetti fu trasferito nella chiesa dei cappuccini di R.C., presso l’attuale
giardino pubblico G. Leopardi, il 7 settembre 1653. In quella occasione si
cercò anche di asportare l’altro dossale robbiano in maiolica, collocato nel secondo
altare, rappresentante la Madonna con Bambino ed i SS. Domenico e Antonio da
Padova. Non sappiamo però se questa opera era già malridotta prima di
essere smurata. Comunque sia fu possibile recuperare solo parte delle
decorazioni: festoni, candelabre e teste di cherubini. Queste furono utilizzate
per comporre nella chiesa dei cappuccini sia il paliotto, antistante e
distaccato dal dossale, che due gradinate collegate all’altare, decorate con
cornici di terracotta. Al centro del paliotto fu inoltre inserito un medaglione
di circa 50 cm., incorniciato da una ghirlanda robbiana di fiori e
frutta, raffigurante la Madonna con Bambino attorniata da teste di angeli e
serafini (di probabile produzione pesarese). L’altare quando fu trasferito in
S. Medardo fu mal ricomposto e collocato entro una decorazione barocca che
avviliva la sua classica compostezza rinascimentale, appesantito inoltre da un
sottostante paliotto indebitamente aggiuntogli. Ora finalmente restaurato,
riacquisita la sua originaria forma ed
esaltato dalla nuova collocazione e da
una accorta illuminazione, può
risplendere in tutta la sua bellezza.
Si può ritenere possibile una
partecipazione nell’esecuzione delle figure principali dell’altare della "Madonna dei miracoli", per la loro
elevata qualità artistica, del vecchio Andrea della Robbia, padre di
Giovanni, attivo nella bottega di via
Guelfa sino a tarda età.
S. MARIA MADDALENA
statua in terracotta invetriata di cm. 90 in altezza
esecuzione: 1513
attribuita a fra Mattia della Robbia
da P. Santini e confermata da G. Gentilini
conservata in S Medardo
di
fra Mattia della Robbia
(ca. 1522)
Ci riserviamo a breve di far conoscere chi fu il committente di questo dossale, che nel basamento riporta due stemmi gentilizi senza emblemi evidenti, forse cancellati. Probabilmente fu eseguito dopo il 1522 da fra Mattia presso l’eremo di S. Girolamo, dove agli inizi di quell’anno fu costruito un forno ed alla fine dello stesso anno venne murato l’altare oggi perduto da lui realizzato per quella chiesa. Questo dossale però venne collocato dove oggi si trova solo dopo il 1550, quando la nuova chiesa di S. Maria degli agostiniani venne edificata entro le mura di Rocca Contrada.
fra Mattia della Robbia
in S. Medardo
(ca. 1520)
Proviene
dalla chiesa suburbana di Santa Maria delle Grazie, fondata dai domenicani
attorno al 1450, da dove fu trasferito, per iniziativa del comune di Arcevia,
il 18 luglio 1930.
L’opera
di particolare effetto viene comunemente assegnata a fra Mattia della Robbia,
domenicano fratello di Giovanni, e secondo il Gentilini compiuta attorno al
1520. Si può ritenere che fra Mattia abbia eseguito in Arcevia questa ed altre opere, giuntovi al seguito del suo protettore il card. Armellini Medici legato pontificio, venuto in Rocca contrada nella prima metà del 1518 per rendere giustizia all’amico Cesare Zitelli, ucciso da un certo Barasta mentre era gonfaloniere del comune.
esecuzione: circa 1524
attribuita a fra Mattia della Robbia
da P. Santini e confermata da G. Gentilini
Tra i lavori commissionati a fra Mattia andrebbe
compresa anche “quella historia di S.ta Catarina fuori della chiesa la quale
costò in tutto 6 fiorini” registrata tra
le spese di S. Girolamo nel 1524. Di tale “storia” rimane solo la statua di S.
Caterina d’Alessandria rappresentata con la ruota del martirio. Già
collocata nel 1653 nella chiesa dei cappuccini con quella di S. Maria
Maddalena, ai lati dell’altare di Giovanni della Robbia, fu trasferita
insieme all’altra in S. Medardo nel 1870.
Paolo Santini
Estratto in
sintesi dalla pubblicazione: “Arcevia. Nuovo itinerario nella Storia e
nell’Arte” ed. 2005) di Paolo Santini. Per ulteriori notizie e documenti anche
sulle terrecotte arceviesi e zone limitrofe, non robbiane (attribuite a Ercole
Ramazzani e bottega) vedere: Studi Arceviesi 3: “Per Ercole Ramazzani di Rocca
Contrada pittore e plasmatore di terrecotte nel 400° anniversario della morte”.
Pubblicazioni edite dal Centro Studi Arceviesi .
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