martedì 15 aprile 2014

GHERARDO CIBO (1512†1600) di Roccacontrada oggi Arcevia (Ancona,Marche)

               


Gherardo è un personaggio di gran rilievo artistico e di sicuro interesse scientifico, ancora oggi poco noto al grande pubblico anche dopo la pubblicazione del libro “Gherardo Cibo, dilettante di botanica e pittore di paesi” (2013), egregiamente curato dalla prof.ssa Lucia Tomasi Tongiorgi e dallo studioso editore dott. Giorgio Mangani. Pubblicazione questa pregevole anche nella presentazione delle splendide immagini delle opere cibiane, nell’aggiornamento del suo catalogo di disegni e nella riattribuzione della sua produzione trattatistica assegnata indebitamente ad altri autori. Un personaggio, il Cibo, ancora da scoprire completamente, trascurato dagli studiosi “istituzionali”, ma ben conosciuto a livello internazionale per essere le sue opere nei maggiori musei del mondo. Da poco valorizzato dalle istituzioni pubbliche locali e regionali, merita attenzione con una grande e documentata mostra di sue opere. Da parte del suo paese, Arcevia, in cui ha trascorso quasi tutta la sua operosa vita, che va attentamente ricostruita, merita un ricordo perenne:  almeno una mostra permanente di documenti e di sue opere, legate al territorio comunale ed agli attinenti personaggi locali, riprodotte fotograficamente.  
                                         

Dai documenti pubblicati in questo volume emergono inoltre stretti rapporti operativi con il pittore arceviese Ercole Ramazzani, da qualche tempo abbastanza trascurato, ma per la sua versatilità anche come plasticatore, e con i nuovi legami con Cibo, va certamente riconsiderato ed approfondito. Del resto già avevo segnalato nelle mie pubblicazioni, cosa che non era stata fatta a suo tempo, la necessità di dedicare attenzione alla bottega dello stesso Ramazzani ed ai suoi rapporti, anche di influenza artistica, con il Cibo.     




Gherardo, personalità poliedrica, fu pittore e disegnatore già assai apprezzato ai suoi tempi, studioso di botanica e attento ricercatore di  piante, in particolare di “semplici” o erbe medicinali; ma anche sperimentatore di nuove tecniche pittoriche e autore di un trattato sulla miniatura e di altri scritti sui colori e sulla tecnica dell’acquarello.  I  suoi  interessi spaziavano dalla mineralogia  alla musica ed alla storia, anche locale, dalla bibliofilia al collezionismo raffinato. Pronipote di Innocenzo VIII (1484-1492), per linea paterna, e parente della potente famiglia dei Della Rovere per parte materna,  il Cibo intrattenne relazioni di amicizia con influenti personaggi del suo tempo. Egli è considerato il maggior paesaggista marchigiano.                 


Il Cibo, come sottolinea la Tongiorgi è un notevole artista cinquecentesco, disegnatore fecondissimo,  anticipatore di fortunate tematiche pittoriche più tarde, quali il vedutismo, il rovinismo, la raffigurazione degli eremiti. Si pone come l’espressione di una nuova percezione visiva dell’immagine botanica ma anche di una nuova concezione del paesaggio come storia e scienza , che si diffonderà a Roma nei primi decenni del Seicento e costituirà una tappa fondamentale nella storia della pittura in Italia. 

                           
                            
                                         
           

Nessun commento:

Posta un commento