sabato 14 febbraio 2015

UNA GITA TURISTICO CULTURALE ALLA SCOPERTA DI UN'AFFASCINANTE "UMBRIA MINORE"




Sabato 7 novembre siamo partiti in gruppo da Roma con un confortevole pullman granturismo  alla volta dell’Umbria per trascorrervi un fine settimana ricco di piacevoli emozioni. Il tutto secondo un programma curato nei minimi particolari dal bravo e simpatico  nostro amico organizzatore Rodolfo Castaldo. Anche il tempo che nei giorni precedenti aveva dimostrato la sua inclemenza, con pioggia e neve un po’ ovunque in Italia, sembrava ora volgere al meglio. Una pioggia leggera ci ha accompagnato sino ai confini con l’Umbria,  poi il cielo coperto ha lasciato spazio a squarci di sereno alternati a timidi raggi di sole. Nel mentre, ci appariva imponente e svettante (è alto 46 metri!) il campanile della basilica santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza, nostra prima tappa.




Questo santuario, iniziato a costruire nel 1955 e in pochi anni portato a termine per volontà della suora spagnola madre Speranza beatificata nel 2014 da papa Francesco, rappresenta oggi uno dei più importanti centri di spiritualità frequentato da migliaia di fedeli.  Sul piazzale a sinistra della basilica, per chi la osserva, sono collocate la fonte e le piscine, dove come per Lourdes, si pratica la liturgia delle acque, con bagno dei malati, a conclusione di un iter penitenziale. Dal pozzo scaturisce senza sosta l’acqua che alimenta le piscine e la fontana lì vicina, dove i pellegrini possono berla e approvvigionarsene. Fu madre Speranza stessa che tenacemente fece scavare  il pozzo in quel punto e fino alla profondità di 122 metri  contro il parere di tutti gli esperti che sostenevano non poter esserci l’acqua in quel terreno sassoso. Ma l’acqua sgorgò, come per miracolo, abbondante e continua. L’abbiamo bevuta e raccolta, come atto di fede. Poi tra i silenzi del luogo sacro siamo andati a pregare sulla tomba della beata madre Speranza, nella cripta, e quindi nel santuario del crocifisso. 


Qui sulla parete dell’altare maggiore campeggia imponente un Cristo in croce, opera di buon livello dello scultore spagnolo Coullot Valera. Gesù è rappresentato in tutto il suo fulgore di Uomo Dio che ha vinto la morte e sconfitto il Male, attraverso il sacrificio della croce,  per amore dell’umanità. Un  amore misericordioso che abbraccia tutti gli uomini senza distinzione alcuna, ma che esige amore per il prossimo come risposta all’amore che Egli ha per noi.
Prima di lasciare questa basilica santuario, meritano una visita, sia pure fugace, la mostra dei presepi, vicino la cripta, e la monumentale via crucis all’aperto, nel vasto giardino alberato poco oltre la casa del pellegrino.
Tutto, qui a Collevalenza , è silenzio e spiritualità: un ritrovare se stessi ed il senso della vita, spesso smarriti, alla luce della fede.
Ma è ora di ripartire. Todi ci attende e anche qui le cose da vedere sono molte!




Non si può andare a Todi e non visitare la splendida chiesa di Santa Maria della Consolazione, posta nella parte bassa della cittadina, e già ben visibile da lontano, con la sua cupola grandiosa scandita da doppi pilastri ionici. La chiesa iniziata nel 1508 e terminata solo nel 1607 è a croce greca con quattro absidi. Sull’altare maggiore è posta l’immagine sacra della Maestà, a fresco, il cui culto ha dato avvio alla costruzione dell’edificio sacro. Il tempio, per le sue forme architettoniche perfettamente armoniche ed equilibrate, è stato sin dalla fine del 1500 attribuito al Bramante, ma al riguardo non risultano prove documentarie certe. Usciti da qui, soddisfatti per aver potuto visitare un importante monumento artistico per lungo tempo rimasto chiuso ed ora con orari di apertura alquanto stretti, il buon Rodolfo ci ha guidati verso il centro storico di Todi, utilizzando l’ascensore panoramico gratuito che il Comune ha messo a disposizione dei visitatori. Una iniziativa assai apprezzabile che consente di ammirare il dolce paesaggio umbro che digrada, dilatandosi sempre più all’orizzonte, man mano che si sale.



   Il centro storico di Todi è rimasto medievale ed è di tutto rispetto: con suggestivi scorci di vicoli, di edifici nobili ancora con gli emblemi ed i decori antichi, con i palazzi dei Priori, del Capitano e del Popolo in bella vista ed il maestoso duomo dell’Annunziata del XII-XIV sec., in stile romanico gotico. Tutti ben conservati, come la imponente cinta muraria, i bastioni e le antiche porte di accesso. Abbiamo potuto apprezzare anche la chiesa di S. Fortunato, duecentesca, con il suo portale maggiore quattrocentesco, a sesto acuto, ricamato con colonnine tortili e piccole sculture. La chiesa a tre navate con volte a crociera presenta nella 4° cappella destra un importante affresco di Masolino da Panicale (1432) rappresentante una Madonna con Bambino. Nella cripta è conservata la tomba del noto poeta francescano beato Iacopone da Todi con effige e lapide.






Prima di ripartire abbiamo avuto anche il tempo di fare degli acquisti nei negozi del centro sia di prodotti tipici locali che di vario genere, secondo i gusti e i bisogni di ciascuno.  Ma c’era un altro bisogno da soddisfare: quello della fame e l’ora del desinare era ormai più che giunta.


Sollecitati da Rodolfo, abbiamo raggiunto il pullman diretti all’albergo che ci avrebbe ospitato per il week end: l’hotel Holiday hill di Selvarelle Alte, tra le colline di Todi e di Acquasparta. Un albergo immerso nel verde di un paesaggio boscoso e dolcemente degradante,  confortevole  e accattivante. Una buona cucina tipica, vini generosi, calda accoglienza e Fabrizio, il simpatico proprietario.
Depositati i bagagli nelle stanze, abbiamo raggiunto la vasta sala da pranzo dove ci attendevano piatti della tradizione locale umbra: coratella al sugo, fagioli all’uccelletto, tortellini mantecati al tartufo, involtini ai funghi, il tutto innaffiato con un buon tudertum rosso ( da vitigni sangiovese e merlot).       


Non abbiamo avuto troppo tempo per risposare  perché l’infaticabile Rodolfo ci aveva preparato una sorpresa allettante: la visita di Montecastello di Vibio un piccolo comune in provincia di Perugia dove si trova il più piccolo teatro all’italiana, costruito nel 1808, con 99 posti tra platea e palchi. Qui avremmo assistito all’anteprima della commedia di Edoardo de Filippo, Filumena Marturano, interpretata dalla Compagnia Anta & go.  Il teatro della Concordia è certamente suggestivo: una bomboniera risplendente e con un’ ottima acustica. Ma assai bravi si sono rivelati gli interpreti della commedia. Tutti meritevoli di plauso, ma in particolare i due protagonisti, capaci di rendere in modo efficace e comunicativo i contrastanti stati d’animo dei personaggi edoardiani: Iolanda Zanfrisco, anche regista, Filumena, e Vincenzo di Sarno, Domenico Soriano. Poi nella nostra sorpresa generale, ancora a palcoscenico aperto, la Compagnia ha voluto concludere la serata con un repertorio di canzoni napoletane cantate dal nostro valente organizzatore.  Rodolfo si è esibito con la solita bravura, accompagnandosi con la chitarra e coinvolgendo nella coralità partecipativa, con il suo temperamento cordiale e  travolgente, non solo gli attori ma tutto il pubblico. Una festa nella festa e una serata da non dimenticare.


Era buio fondo e l’ora della cena. Ma la giornata non era ancora finita! Tornati in albergo infatti ci attendeva un ben organizzato veglione di carnevale con tanta gente, musica dal vivo, maschere, cotillon, balli moderni e tradizionali ed un piacevole declinare di cibi, vini, frappe e castagnole. Le ore piccole ci hanno colto ancora tra balli e canti, esausti e divertiti, ma il sonno poi l’ha fatta da padrone.   


Il giorno seguente, domenica, dopo una veloce colazione Rodolfo ci ha guidato alla scoperta di Bevagna, l’antica Mevania, municipio romano  di cui ancora conserva interessanti testimonianze, come tratti del teatro, del foro e di templi, inseriti per lo più nel tessuto urbano medievale.  La cittadina interessata da un turismo prevalentemente di passaggio, va elogiata per la sua ordinata manutenzione di palazzi, chiese e monumenti, e perché cerca di mantenere viva  anche una tradizione di antichi mestieri. 


La storica cartiera, in cui il maestro Proietti lavora con tecniche medievali carta artigianale, merita sicuramente una visita. In bella vista, al piano terreno la grande ruota in legno che, mossa un tempo dall’acqua, consente all’ingranaggio collegato la battitura degli stracci per ridurli in poltiglia e quindi avviare il processo di macerazione e preparazione della carta. Abbiamo visitato anche la chiesa intitolata a S. Francesco, eretta verso la fine del 1200 in forme romaniche dai frati francescani e ridotta in stile barocchetto attorno al 1750. 


 Oltre ad alcuni antichi affreschi recuperati, di particolare interesse mi sono subito apparsi  gli altari ed i relativi stucchi presenti nelle diverse cappelle, per la loro consonanza stilistica con i lavori di uno scultore stuccatore genovese, Lorenzo Bossi, attivo in Abruzzo e nelle Marche, di cui recentemente avevo scritto in un mio articolo.  Anche qui ho apprezzato la sua abilità tecnica nella resa plastica delle figure e la sua capacità rappresentativa di disegnare altari tra loro sempre diversi ma uniformi  per stile e cifra identificativa. Un artista, ancora sconosciuto, che va decisamente recuperato dall’oblio dei dimenticati.


Il dolce paesaggio umbro ci ha ancora accompagnato nel ritorno all’albergo, questa volta con un sole splendente che illuminava le tondeggianti, lievi e rilucenti colline. Punteggiate da ville, casolari, monasteri. Segnate da campi arati, verdi uliveti, e vigneti ancora brulli ed assonnati. Percorse da rivi ora impetuosi, lambiti da radi ed esili alberelli, ora da più folta vegetazione. Una sensazione di piacevole pace e di benessere contemplativo.

Dopo un  buon pranzo a base di risotto al radicchio, tagliatelle al cinghiale e arrosto misto, abbiamo raccolto i nostri bagagli e, lasciato l’albergo, abbiamo raggiunto la vicina Acquasparta per assistere alla sfilata dei carri allegorici allestiti per il carnevale.  Paese in festa,  maschere  e festoni, bancarelle, giochi e tanti bambini gioiosi.  




I carri con scene e personaggi d’attualità in carta pesta colorata, accompagnati da giovani in costumi variopinti  sono sfilati lungo il corso principale, chiassosi, allegri e imponenti tra ali di gente, musica, grida e batter di mani.  Uno spettacolo allegro e piacevole.
Il crepuscolo stava diventando sera ed era ora di ripartire per Roma.



La via del ritorno è sempre però un po’ velata di melanconia per ciò che si lascia: luoghi vissuti e persone conosciute, come i compagni di viaggio con cui abbiamo condiviso gioiosamente e spensieratamente una gita di fine settimana. E un pensiero di ringraziamento va al nostro bravo organizzatore Rodolfo nell’attesa di una nuova gita.      
                

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