Luca Signorelli, Polittico , chiesa di S. Medardo, Arcevia
Bruno d'Arcevia, S. Medardo e l'Italia (coll. privata)
Medardo nacque a Salenci nel Vermandois (Francia, regione di S. Quentin) attorno al 457 d.C. da Nettardo di stirpe franca e Protagia di discendenza romana e morì attorno al 560. Salenci apparteneva alla diocesi di Augusta Viromanduorum, città fondata dai Romani nel I sec. a. C.
Medardo fu in Augusta consacrato sacerdote a
24 anni e nel 530 essendo la sede
vacante ne divenne vescovo.
Come asserisce il CROISET
G. in Le vite dei Santi, Venezia 1745, II, p. 222: “Tutto il paese
d’intorno all’Oisa ed alla Somma essendo stato desolato dagli Unni, dai
Vandali, e dagli Ungheri (…) la Città di Vermand trovandosi senza difesa, ed
esposta alle frequenti scorrerie dei barbari, diveniva ogni giorno più diserta.
Il Santo Prelato fu quindi costretto a trasportare la Sede Vescovile in Noyon,
ch’era allora una Fortezza e di poi è divenuta una città famosa col titolo di
Contea di Pari”.
Anche PAGNANI A. nella Vita di S. Medardo,
Città di Castello, 1930, p 23, afferma: “(…) S. Remigio (…) nel 530 lo consacrò
vescovo e lo insediò nella sede di Augusta.
Attila, il feroce re degli Unni, detto il flagello di Dio, l’aveva
distrutta. Ora dalle rovine era risorta, ma più non aveva l’antico splendore,
ed era esposta a tutte le offese degl’invasori, come la moderna S. Quintino,
edificata nel medesimo luogo. Perciò S. Medardo qualche anno dopo la sua
elezione (…) trasportò la sede a Noyon non molto lontana, più importante e più
sicura. (…) Nel 532 moriva il suo compagno S. Eleuterio vescovo di Tournay e il
clero e il popolo non vollero altro vescovo che S. Medardo. (…) (questi) fu
creato vescovo di Tournay senza lasciare
il vescovado di Noyon. Le due diocesi restarono con un solo vescovo in comune
per altri 600 anni”.
S. Medardo non fu però vescovo di Noyon né tanto meno di Tournay, perché questi
avvenimenti ebbero sì luogo, ma all’inizio del sec. VII, sotto l’episcopato di
Acario attestato dal 627 al 640. Cfr. Biblioteca
Sanctorum, IX, 1967, p. 262. “Medardo morto il vescovo della città Viromandensium
(S. Quentin) gli succedette conservando la carica per circa 15 anni. La Vita
(del santo) dell’XI sec. pretende che Medardo abbia trasportato la sede
vescovile da S. Quentin a Noyon e gli attribuisce anche il merito di
aver riunito i due vescovati di Noyon e Tournay. (…) L’attribuzione a Medardo è
dunque una tesi interessata inventata nel sec. XI per dare un glorioso patrono
alle due diocesi riunite”.
S. Medardo fu quindi
vescovo di Augusta Viromanduorum e non di S. Quintino, che sorse più tardi presso le
rovine di quella città. La fondazione e l’ingrandimento di S. Quintino, è
legata al culto dell’omonimo santo martire.
CROISET G., cit., III, pp. 321 e segg.: “(…) S. Remigio essendo stato
fatto vescovo di Noyon e del Vermandese (dal 640 al †659), risolvette di
trovare la preziosa Reliquia (di S. Quintino) (…) il Santo Vescovo trovò
infine il santo Tesoro e lo chiuse dentro una cassa. Il concorso del Popolo
crescendo ogni giorno, il luogo divenne ben presto una Città che da quel punto prese il nome di S.
Quintino, nella quale oggi riposano le sante Reliquie”. La festa del Santo che
si celebra l’8 giugno, in Francia è considerata una delle date più note del
calendario perché, secondo una credenza popolare, se piove in quel giorno
pioverà per 40 giorni consecutivi.
La chiesa di S. Medardo è richiamata per la prima
volta in un documento del 1208 “ad pedem ulmi S.cti Medardi”. Come vuole però la tradizione la chiesa fu
dedicata a S. Medardo perché lo stesso
Carlo Magno donò, durante l’occupazione
di questa roccaforte da parte dei Franchi, alla comunità arceviese un
dito del santo vescovo, morto nel 545, assai venerato da
quel popolo. Non si può però escludere che la donazione della reliquia e la
conseguente dedicazione della chiesa siano più tarde e legate a persone di
legge franco salica, già ben insediate nella zona nel momento della nascita del
comune.
Questa arceviese è oggi l’unica reliquia rimasta del Santo, essendo
stato il suo corpo distrutto in Francia dai Calvinisti durante le guerre di
religione che investirono quel paese nella seconda metà del ‘500. Nel 1588
fecero in tempo a fare una ricognizione del corpo del Santo due nobili
arceviesi: Flaminio Mannelli e Pietro Rotati, emissari del card. Luigi d’Este.
Il corpo era intatto, mancava solo il dito di una mano, quello conservato in
Arcevia.
S. Medardo è la più
importante chiesa di Arcevia sia per grandezza che per le opere d’arte in essa
contenute: una costruzione imponente in
cotto, con facciata a due ordini, che raggiunge in altezza m. 36, in lunghezza
m. 47 ed in larghezza m. 26,50. La facciata, rimasta incompiuta (come si può
vedere dal disegno del Passeri), è scandita da quattro doppie lesene, con al
centro un portale frontonato in pietra. Sopra la trabeazione un’iscrizione
riporta l’intitolazione a S. Medardo e la data di compimento dell’edificio,
1644.
La collegiata di S. Medardo, monumento nazionale, ha tra i suoi gioielli opere di Luca Signorelli, uno dei massimi artisti italiani del Rinascimento, di Andrea, Giovanni e fra Mattia della Robbia, famosissimi plasticatori fiorentini, ed inoltre di Corrado teutonico, di Leonardo Scaglia, di Cesarino Rossetti, di Simone Cantarini, di Claudio Ridolfi il Veronese, di Giambattista Salvi il Sassoferrato, di Piergentile da Matelica e Venanzo da Camerino…Opere di alcuni di questi artisti sono conservate anche in altre chiese insieme a quelle degli arceviesi Francesco di Gentile, Ramazzani Ercole e Giampaolo, Lelio Leoncini, Cesare Conti,
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